giovedì 26 aprile 2012

Italiano-Ufficese/2



Trauma distorsivo alla caviglia destra: quando arriva, la misantropìa mi pervade in maniera tale che al confronto Emil Cioran era di Amnesty.
Faccio 3 metri all'ora.
Sbuffo.
Fuori è estate ma metto il dolce vita.
Litigo coi vicini.
Bevo cedrata calda.
Stacco il cellulare.
Squilla il telefono di casa: è l'ufficio.
Riattacco.

Perchè i miei colleghi sono capaci di questo, e allora non meritano risposte:


per tutto il resto
la questione la dobbiamo affrontare solo io e te, visa a visa


disturbi grammatico-alimentari
una soffriva di noressia, l'altra di bilomìa


fukushima mon amour
quel bambino ha la mononucleare


devo smetterla
devi smetterla di fobillare la gente


mamma li curdi
li dovevi vedere, entrare con la loro oscialans


basta la parola
devi allegare i documenti in copie fotostitiche


pluralismo
si riscontrano, inoltre, continui altereghi tra dipendenti


casa dolce casa
mi sento bisfrattata da tutti in questo ufficio


stretching 
in amministrazione si commettono irregolarità in maniera snodata


sei un pistola
io reagisco in questo modo: cane scaccia cane


gelato al cioccolato
non sono uno stecco di santo


no woman, no fly
come dicevano i latini: "erba volant"

giovedì 19 aprile 2012

Almanacco degli uomini stupidi



Il serpente boa è in grado di cogliere di sorpresa una preda più grande di lui afferrandone da dietro la testa e attorcigliandosi ad anello intorno al corpo.
Quoziente di difficoltà: 8

Il labbro inferiore della libellula termina con delle piccole pinze con cui la stessa afferra la preda. Si nutre di insetti che poi divora in volo.
Quoziente di difficoltà: 9

Sulla testa della rana pescatrice troviamo una specie di canna da pesca con un’esca all’estremità. Questo organo, può muoversi in tutte le direzioni. Non appena la preda si avvicina all’esca e la tocca, la bocca della rana si chiude molto velocemente afferrando la preda. 
Quoziente di difficoltà: 9,5

Gli animali cacciano in questo modo. Nella quasi totalità dei casi lo fanno per mangiare.

Gli uomini coraggiosi cacciano anche a mani nude.
Gli uomini meno coraggiosi si alzano alle 4 di mattina, di sabato, e vanno a sparare alle beccacce.
Quoziente di difficoltà: 7

I coglioni invece sparano agli elefanti.
Per meglio dire, partono per il Sudafrica, a spese dei sudditi, caricano il fucile a pallettoni, e sparano agli elefanti.
Gli elefanti sono alti più di tre metri, e pesano circa 10 tonnellate. 
L'orecchio degli elefanti è alto fino a 1,80 mt. Come me.
Un elefante è come un furgone. Ma più lento. A meno che non si parli di un furgone Fiat, ma non è questo il punto.
L'elefante non è la volpe, che viene inseguita da uomini a cavallo, e si nasconde nei cespugli per sfuggire a cani e carabine.
No.
L'elefante cammina per i cazzi suoi.
Finchè non arriva uno, che io mi ricordo solo perchè rideva come un ebete mentre Sandro Pertini applaudiva Rossi, Tardelli e Altobelli, e decide di sparare al furgone dalle orecchie grandi.
Come ha fatto Gian Carlo.

Sei un duro, Re.
Un vero uomo.
È proprio da eroi posizionarsi a 10 metri da un elefante, e sparargli più volte, al fianco. 
Per poi farti fotografare vicino alla maxi carcassa rantolante. 

Cabrón.

giovedì 12 aprile 2012

Odontostomatologia, portami via.


Mai fidarsi dei dentisti.
Mai fidarsi dei dentisti con la riga in mezzo.
Mai fidarsi dei dentisti con la riga in mezzo ed il braccialetto d’oro.
Il mio dentista è indubbiamente laureato. Lo constato guardando in sala d’attesa il suo diploma di laurea. La data di nascita è quella di un altro uomo, indubbiamente. Non può essere nato in quell’anno. Almeno 12 anni prima, a giudicare dalla ricrescita bianca sulle basette corvine.
Avrà sicuramente affrontato la classica trafila di esami da odontoiatra: biologia – anatomia patologica – istologia – principi di fare soldi inventandosi carie non esistenti – teoria dell’assentarsi per un’ora mentre il paziente è sulla poltrona – tecnica del non emettere fattura.
Mi è saltata una capsula, ecco perché sono qui. Nei laboratori si muovono graziose assistenti in sandali e vetiver. 

Nella sala d’aspetto arriva un lamento continuo, mugugni ed un bzzzz di sottofondo. Non si può proprio ascoltare 'sto pezzo nuovo di Renga.

La signora seduta accanto a me ha una calza smagliata. Da come parla al telefono non sembra l’unica cosa a non andare, in lei. Dall’altra parte dell’apparecchio ci dovrebbe essere un rinoceronte, ad origliare l’audio 9/10 ampiamente diffuso in sala. 
L’uomo col cappello è un uomo col cappello in un ambiente chiuso. Quindi non merita ulteriori approfondimenti caratteriali, dato che la permanenza del cappello sulla testa di un essere umano dovrebbe di per sé privarlo dei basilari diritti civili (Trattato ONU di Frattamaggiore del 1964).
La donna col bambino da 100 kg legge una di quelle riviste che trovi dai dottori, quelle in grado di aggiornarti perfettamente su ciò che accadeva 4 anni fa.
Il bambino da 100 kg è l’animatore della stanza. Parla e salta da una sedia all'altra. Fa domande.
“Signore, perché hai la scarpa slacciata?”
“Vecchio, dammi un euro”
“Mamma, mi si è rotto il BayBlade che mi hai comprato stamattina. Ne voglio un altro più bello”
“Signora, mi dai il tuo orologio?”
L’uomo col cappello si mantiene la guancia dolorante ed accenna un mezzo sorriso.
La signora smagliata continua imperterrita a conversare al telefono di massaggi shiatzu.
Io gli dico, sommessamente: “Bambino pesantissimo, lo sai che il dentista userà un trapano che ti entrerà in una gengiva e ti uscirà dall’occhio?”
La madre continua a leggere. Poi si volta verso l’obeso pargolo: “E ora, perché piangi?”