giovedì 27 settembre 2012

Normali contrattempi nel bel mezzo di una notte d'agosto


Finisco lo spettacolo alle 23,30.
Salgo sullo scooter che è da poco passata l’una.
Imbocco il vialetto di casa che sto dormendo già da 3 km.
Trovo un uomo davanti al portone d’ingresso.
Mi fa: “Avrebbe mica una tenaglia?”
All’una e trenta di notte no, non ce l'ho una tenaglia.
“A cosa le servirebbe, di grazia?” Quanto mi piace usare il “di grazia” nei colloqui di tutti i giorni.
“La chiave non entra nella toppa. C'è un impedimento. Mi creda”
Ma io gli credo. Ha dei mocassini troppo brutti per non credergli.

Ho un coltellino.
E una torcia led rubata dai cinesi (si, lo so, mi vergogno un po'. Non di rubare, ma di andare dai cinesi).
Illumino l'interno della serratura e vedo che c'è una specie di rametto, forse una spiga, ben conficcata. Qualche piccolo, tenero, simpatico e paffutello bambino del cazzo lo avrà inserito con dedizione, chissà a che ora, così da impedire l'apertura a tutti i condòmini.
L'uomo che cercava la tenaglia mi guarda un po' impaurito. Forse non si aspetta che uno come me vada in giro con coltello e torcia.
Non riesco ad estrarre nulla.
E non riusciamo ad entrare. 

Citofono a mia moglie. “#ç§!!*@zz0”. Normale reazione. Cerco di spiegarle. Dopo un minuto mi apre. Il tizio mi lancia un'altra occhiata spaventata, sbiascica qualcosa, e sale in fretta le scale.
Arrivano due condòmini che abitano al piano terra. Loro, di solito, entrano dal garage. Mi guardano armeggiare e cercano di aiutarmi. Il primo corre a prendere una pinza, l'altro una torcia più potente.
Io sono accucciato davanti al portone e continuo nelle delicate operazioni di recupero.
Alla fine mi giro per prendere aria, ed entrambi mi guardano come se stessero guardando un alieno.
“Si, capisco le vostre facce. È proprio una cosa strana questa. Chissà chi è stato?”
“Eh, già”, ma non mi sembrano tanto convinti.
Nulla da fare. Alla fine decido di smontare il tutto per poi rimontarlo al contrario, tanto dall'interno non serve la toppa.
E così si salva il portone.

Il vicino di casa 1 mi invita a prendere uno jaeger da loro. Ci accompagna anche il vicino 2. Mi siedo in giardino, accomodandomi su una fredda sedia di metallo bianco. È tardi.
Arriva la moglie di 1 con un vassoio pieno di superalcolici e ghiaccio.
Si avvicina al tavolo, piano. La sua espressione, vedendomi, cambia. Eppure il coltello è tornato in tasca. Forse ho sudato troppo.
Bevo l'amaro in fretta. Ho molto sonno. Lo spettacolo è durato fin troppo e non vedo l'ora di stendermi con la finestra spalancata.
Saluto a bassa voce i vicini e prendo la strada delle scale. Li sento bisbigliare. E poi sorridere.

Entro in casa e mi tolgo al volo i vestiti, lasciandoli sull’uscio del bagno. Sono distrutto. Mi fermo davanti al lavabo.
Sciacquo le mani ancora al buio. Poi accendo la luce. Le nuove lampadine a risparmio energetico saranno anche ecologiche ed attraenti, ma ci mettono 20 minuti a dare un'illuminazione decente. Mi guardo allo specchio, e la mia immagine inizia a comporsi, lentamente. E vedo che i miei occhi sono contornati
da un pesante trucco nero. E’ il mio trucco di scena. Non l'ho tolto.
Sembro un panda. Sono sempre sembrato un panda, per tutta la sera. Da ore. Ho riparato una porta
con la faccia di un panda. Ho parlato ad altri, come panda.

Ecco perché.

domenica 2 settembre 2012

Più di un mese di assenzio




Avete presente quando sapete di dover fare una cosa, ma poi scientemente non la fate? Io no.
A me non è mai capitato. Di solito, se programmo, faccio. Ed ogni anno, agosto è programmato come il mese dell’odio. La sublime arte della misantropìa.
In questo caldo ed asfissiante mese del 2012 i miei sensi hanno avuto modo di incontrare, e detestare visceralmente, in ordine sparso:

-Le persone che l’hanno letto su Focus. 
Io una volta ci ho letto che il cucchiaino ficcato nel collo di bottiglia evita lo sgasamento delle bevande effervescenti. Che è scientificamente vero quanto la mia capacità di volare tenendo tra le chiappe una copia dell’Herald Tribune.

-i buontemponi che quando sentono passare un’ambulanza, fanno cenno che il ferito è l’amico loro, che invece sta benissimo, e giù a ridere.

-Le ragazze sugli scooter con la faccia sempre incazzata. Non è colpa mia se il casco vi ha scompigliato 50 euro di friseè.

-I giovani contemporanei che vanno in giro con le maxi cuffie audio sulle orecchie.  L’unico vantaggio, ragazzi, è che non potete sentire il clacson della Volvo che vi sta arrivando addosso.

-Gli automobilisti utilizzatori delle quattro frecce in qualsiasi situazione. In doppia fila, retromarcia, sorpasso, come saluto, minaccia, in forma di anatema e fathwa, per manovre contromano, colpi di stato. A meno che non sia stato vostro figlio di 5 anni a scombinarvi il cruscotto mentre vi aspettava chiuso in  auto all’uscita di quel sexy shop, andate affanculo.

-gli account di coppia su facebook. Sono un uomo sposato, e quindi l’ultimo a poter dare consigli su come si debba gestire un rapporto sentimentale (è una cosa che lascio fare a Joseph Ratzinger). Ma facebook è pieno di insidie (figa per lui e rattusi per lei) per poter giovialmente gestire un profilo insieme. Non esiste un rapporto così. Né sulla rete, né nella vita. Piantatela.

 -la vicina d’ombrellone che “se c’è un cane che mi fa impazzire, quello è il lassie. Vorrei avere tanti lassie a casa.” Le enciclopedie, invece, lasciale in mansarda.

-i ragazzoni che girano coi boxer mare sopra e gli slip di cotone griffati sotto, che si legga bene la marca. Il bagno al mare con le mutande? E costoro, tra un paio di anni, avranno anche il diritto di voto.

È passato un mese, ma credo di essere invecchiato di 15 anni.

Qualcosa di memorabile invece l’avrò fatta, nell'agosto 2012? 
Ad eccezione di un secondo posto ad una gara di karaoke con un pezzo di Julio Iglesias, no.