Sono andato a mangiare il sushi. O meglio, sono andato a vedere “Gente che mangia il Sushi”. Io ho preferito farmi arrostire su di una piastra dalla dubbia igiene della carne di dubbia provenienza da un orientale dai dubbi tratti somatici. Gli altri, ordinatamente, aspettavano di prendere qualcosa di eccellente dal tapis roulant con pesce crudo insapore avvolto in una gustosa alga amara. Il rullo gira, la gente aspetta. È un po' l'effetto valigie in aeroporto. C'è qualcosa che fa un solo giro ed altra che passa più volte. La noia, lo sfinimento. Qualcuno è indeciso. Intanto le mani rapide e sagge della cuoca continuano a creare nuove forme, dicotomie cromatiche senza sale ma dall'indubbio fascino da design minimal-nipponico tanto trendy quanto costoso.
Una pietanza gira da un po', la scorgo da lontano mentre il finto giapponese massacra alcuni innocenti gamberetti. E' un piatto sbreccato. Ha una lesione ben visibile. Il cibo all'interno non dev'essere buono. Tutti lo evitano. Gira per molto tempo. La rotazione degli altri piatti è veloce. Quel piatto, invece, continua a girare. Senza sosta. Senza che nessuno lo degni d'uno sguardo. È lui. Indubbiamente lui. È Il Peggiore. C'è, lo sappiamo, e tutti lo evitano.
A un certo punto, nella vita, capita di incontrarlo, Il Peggiore.
Possiamo incrociarlo anche solo per un attimo, ma succede.
A me è successo diversi anni fa.
Ero alle superiori, primi anni. Nell'ondata di primi scioperi spicca un ragazzo molto attivo. È l'autore dei cori più divertenti. Con quel megafono riesce ad improvvisare rime dissacranti. Non è bello. Non è alto. Ma ha qualcosa di speciale negli occhi. Noi piccoli lo seguiamo come fosse il pifferaio magico. È più grande di noi. Una sera, tornando a casa col suo Ciao, una Volvo 440 chiude il sipario sulla sua vita, lungo la Statale. La notizia rimbalza lentamente, in anni senza cellulari né social network. La scuola lo ricorda con una veglia. Al funerale siamo in tantissimi. Un amico canta un pezzo dei Nirvana, accompagnandosi con una chitarra a cui salta una corda.
I genitori dello scomparso sono due persone semplici. Un operaio ed una casalinga. Sono sconvolti, il volto sfigurato. Chiedono a Marco, un amico del figlio, quali fossero i vestiti alla moda del momento. Vogliono che il figlio indossi, per l'ultimo saluto, gli abiti che aveva sempre sognato. Marco, l'amico, gli spiega che quelle scarpe lì, con la linguetta fluorescente, vanno molto. Poi vanno quei jeans scuri. Un felpone. Quel bomber. La mamma gli mette in mano cinquecentomila lire. "Fa' tu. Tu lo conoscevi".
Marco compra i vestiti, le scarpe, il giubbetto. Restano centocinquantamila lire. Marco decide di tenersele per sé. Fa la cresta, sulla spesa per uno che non c'è più. E, in aggiunta, se ne vanta con gli amici. L'ho saputo dopo da chi lo conosceva. Una volta l'ho incrociato lungo il Corso. Aveva i capelli scolpiti dal gel. Camminava con le mani in tasca. Marco. Il Peggiore. Ho provato a spiegare chi fosse, a chi passeggiava con me, ma poi ho desistito.
Quel piattino nero, letto di fauna marina, continua a girare. Non mi piace il sushi.
un post della "migliore" razza...
RispondiEliminaConcordo con "D"...Ma tu scrivi sempre bene...
RispondiEliminaChe schifo di persona...
Non andare dai giappi o dai cini...Io l'ultima volta ho vomitato l'anima...E avevo mangiato pollo...Almeno credo...
Da piccola picchiavo sempre i Peggiori. Poi gli altri sono cresciuti mentre io sono rimasta piccola, perciò ho sviluppato le "maledizioni". E funzionano.
RispondiElimina[al sushi preferirei mangiare le hormigas culonas piccanti, assaggiate in Colombia, e ho detto tutto]
la figata è quando te li ritrovi in classe, i piatti scheggiati. perché si riconoscono da subito. e ti sbatti, ti sbatti, ti sbatti. e arrivi alla fine e la crepa è sempre lì e ti chiedi: cos'altro avrei potuto fare? dove ho sbagliato? e ti viene l'ulcera. e poi magari tiri scema. e infine muori. ma ok, quello non è solo colpa loro.
RispondiEliminache merda
RispondiEliminaA me piace il sushi...Molto. Non mi piace Marco... Per niente. E.
RispondiEliminabisognerebbe riportare un po' di senso a questa umanità, tornare ad insegnare principi e morali fin da bambini.
RispondiEliminaHo letto da qualche parte questa dichiarazione da parte delle autorità clericali.
Dopo questo post, il Marco è in forte ribasso
RispondiElimina@ Diz: merci.
RispondiElimina@ Voyager Pussy: alle volte si deve fare anche quello che non si vorrebbe, se si vuole stare a non sentire chi si deve sentire. verba volant.
@ Emma P.: formiche dagli addomi turgidi e enormi ricoperte di cioccolata. ora so cosa ci aspetta dall'altra parte.
@ ciku: ma un po' di colpa ce l'hanno anche loro. e non sempre è colpa dei genitori, della società, della scuola, del sistema, dello stato. no, alle volte sono stronzi di loro, coscientemente.
@ ubi: e l'hai trattato.
RispondiElimina@ E.: Il sushi è da riprovare. Marco è riprovevole.
@ frac: si, lo dicono spesso. lasciamo che i pargoli vadano a loro.
@ peppe: a terra.
Ma c'è un modo per fare 'sto Marco a sushi?
RispondiEliminaO magari infilargli del wasabi dove non batte il sole?
(il post è molto bello ma questo lo sapevo già)
Ho pensato al "mio" peggiore... un uomo, un preside che ha lasciato morire una donna che l' amava senza dirle " Vai" o senza stringerle le mani.....uno schifo d'uomo mesi e mesi in ospedale senza un saluto...
RispondiEliminaframmentidiblu, l'anonima, anonima mi sa di puzza.
RispondiElimina@ baol: tempo fa vidi uno speciale in cui le madri di plaza de mayo raccontavano gli incontri casuali avuti negli anni con gli aguzzini dei loro cari. nessuna era riuscita a reagire, erano rimaste tutte impietrite di fronte al carnefice. ecco, forse è stato quello.
RispondiElimina@ anonima: in effetti frammentidiblu è molto più bello, devo ammettere. il tuo "peggiore" è ai livelli del mio. una faccia, una razza.