mercoledì 26 giugno 2013

Una storia capitata al sottoscritto che vi prego di non divulgare


Svegliarsi in piena notte madidi di sudore, accorgendosi di avere un piede caldo sotto il lenzuolo ed un altro gelido che sporge dal letto, penzoloni. Il mangiacarte sul muro non fa un passo da giorni. E' vivo, e mi pare di sentirne il respiro. Mi pare.
Mi alzo che qui dormono tutti. Un sorso d'acqua, pipì. Bear Grylls avrebbe di sicuro dimezzato i tempi delle due operazioni. Sorrido a questo pensiero.
Torno verso il letto.
Appoggio la testa umida sul cuscino, poi ricordo che non lo uso più. Copro l'orecchio con un braccio. Intorno a me si gonfiano respiri pesanti.
Sto per riaddormentarmi.
Tre, due, uno. Arrivo.

Poi, il dubbio.

Perchè arriva il dubbio? E perchè proprio mentre sto riprendendo il mio fottuto, legittimo sonno? Dopo una giornata di scale fatte, telefonate ignorate, facce asimettriche a cui rispondere "sì, è vero", quando invece non era vero un cazzo, Devo dormire. E' un mio diritto.
Tu ti sei insinuato, dubbio. Sei salito da qualche parte, nella testa, e ti sei poggiato lì sulla fronte. Sinusite interrogativa. Ora hai accovacciato le tue gambe immaginarie, ed aspetti risposta. Solo che sono le 4, ed io la risposta non ce l'ho.
Potrei cercarla su wikipedia, in un attimo, con tre strisciate di polpastrello.
Il cellulare è lontano, chisaddove, scarico. Ma comunque spento.
Il pc dorme, e ci metterebbe comunque 12 minuti a prendere vita dal momento dell'accensione. Giuro.
Gli altri sono in coma. Chi etilico, chi controllato, chi letargico (il mangiacarte, presumo).
Non saprei come risolvere. Riprovo a dormire.
Niente.
Penso ad altro, ma controvoglia. Penso a lei.
Lei mi chiamava, mi scriveva, mi disegnava, mi cantava pezzi di canzoni ignote di cantanti ignavi.
Poi ha smesso. 
L'altro giorno una terza persona (attenti alle terze persone, perchè sono quelle che in un modo o in un altro ci condizionano la vita. Non le seconde, nè le quarte. Le terze) mi invia una fotografia di un cucciolo di 40 giorni.
E' il suo nuovo cane. Suo di lei, non della terza persona.
E lei lo ha chiamato come me. Non so se si possa definire una cosa positiva. Ma mi ha fatto sorridere molto. Forse provo a risentirla. Le scrivo un messaggio. O forse no.
Ecco, diciamo che questo è un buon argomento per riprendere sonno.
Dai, che ci sono.

No. Niente. Ancora quel dubbio.

Una macchina parte lentamente dal parcheggio sotto alla finestra. Gente che viene e gente che va. Riesco a cogliere la canzone che dall'autoradio è dedicata alla partenza. Per me è fondamentale che sia all'altezza della situazione, anche se si dovesse trattare di un viaggio di 500 metri. Lui, o lei, questa notte ha scelto Perfect Day di Lou Reed. Non so se si stia augurando qualcosa per domani o stia degnamente concludendo l'oggi. Gran pezzo, ottima scelta, chiunque tu sia.

Ma il mio dubbio è sempre qui.

Verifico la lunghezza delle mie unghie. Corte. Benissimo. Pulisco i denti con la lingua. Stratagemmi innocui che non mi porteranno in nessun dove. Devo fugare, risolvere il dubbio. Eppure lo sapevo.
Aspetta, forse ce l'ho. Macchè, niente. 



Riprendo coscienza grazie ad un raggio di sole che mi trapana un occhio. Sono le sette. Devo essermi addormentato, nel frattempo. 
Ora non ricordo cosa non ricordavo.
Questo non mi è mai capitato.
Poi, ritorna il dubbio, e con esso la soluzione. 
Come se l'avessi saputo da sempre.

Si chiamano tumbleweed gli arbusti rotolanti del west. Tumbleweed. 
Figli di puttana.

13 commenti: