domenica 16 dicembre 2012

E ho anche ripreso a fumare




Aldimari, la vedo pallido e assorto, come presso un rovente muro d’orto. Cosa le è capitato?


Dottore, è successo qualcosa di poco comprensibile nel mio già labile sistema emozionale.


Si sieda, e mi racconti.


Non vedo sedie.


Faccia come se esse fossero qui.


Dottore, lei è molto saggio. Ma resto in piedi.


Proceda.


Ero al reparto ortofrutta, all’interno del mio ipermercato di fiducia. La radio in filodiffusione, che in questo periodo oscilla tra Do you know it’s christmas cantata dai piccoli orfani dell’Alfasud a So this is Christmas suonata dai minatori del Belgio, ad un tratto si trova a trasmettere Teardrop.


E sarebbe?


Un pezzo dei Massive Attack.


Non li conosco. 


Gliela canto: “ Love, love is a verb – loove is a doing word – fearless on my breath…” 


Mi ricorda la sigla di Phineas e Ferb. Lei è comunque un pessimo interprete.


La sigla di Phineas e Ferb è diversa.


A me la ricorda. Vada avanti col racconto.


Sì. Teardrop è una canzone che ha segnato in maniera profonda la mia vita. Una volta ero in auto sul ciglio di una stradina di campagna, e stavo accarezzando il seno di una splendida ragazza. E’ vero che lei continuava a chiamarmi Fernando, ma questo non mi impediva di proseguire professionalmente quel romantico  petting. La radio passò  Teardrop. Una vettura impazzita perse il controllo e ci prese in piena portiera. Ruzzolammo per svariati metri, risvegliandoci al pronto soccorso. Si ricorda, invece, quando rimasi bloccato in ascensore per 2 ore, al Palazzo delle Menti? C’era Teardop, in loop, nell'impianto audio. Può bastare?


Può bastare. Continui con il reparto ortofrutta.


Mi guardo a destra, e mi accorgo di aver riconosciuto un infermiere di allergologia. Ha una felpa maculata con una frase ripresa dall’oroscopo di Breszny. “Le talpe del Nicaragua bevono la linfa delle mangrovie solo durante le giornate di sole. E’ quello che da oggi farai anche tu, Bilancia. Dissetati della linfa della vita quando c’è il sole”. Lei sa che Breszny inventa tutte queste cazzate affinchè noi perdiamo il fine settimana a cercare di metterle in pratica? In Nicaragua non ci sarà neanche una talpa, e se c’è, non legge Internazionale.


E cosa fa l’uomo in felpa?


Si allontana verso il banco delle banane. Poi lo perdo. Dopo un istante lo rivedo, ma questa volta ha un giubbotto in pelle, jeans stretti e stivali alti. È vestito come una rumena. E si trova ai surgelati. Come avrà fatto, mi domando. Teardrop è a palla. Corro deciso verso le banane. Non ce n’è nemmeno una. Terminate. Non è mai capitato. Un supermercato non può non avere banane. Credo sia contro l’ordinamento costituzionale.


Beh, invece può capitare. Magari l’infermiere le ha comprate tutte.


Ne dubito. E perché si sarebbe cambiato d’abito?  E come mai c’è una donna diversamente alta al suo fianco, coi capelli rosso vermiglio e panna? Quando è stata autorizzata la costruzione delle casse veloci? Perché non c’è la cassa “anziani che non sanno distinguere le monetine tra loro e quindi passano lunghi minuti ad osservarsele sulla mano callosa”? A chi piacciono, realmente, i datteri?


Ettore, non capisco. Cosa è accaduto dopo?


Sono stato affiancato da un uomo che aveva appena acquistato uno di questi piccoli babbo natale scalatori. Ha presente quelli che si appendono ai balconi? Ecco, io li odio. Ma il mio non è un banale fastidio. È più disprezzo per chiunque li sfoggi. E quindi ho preso a insultare l’uomo. Non mi sono lasciato intenerire dalla lieve zoppìa e dall’apparecchio acustico. Per me andava messo in riga.


Ma non le è sembrato di aver esagerato?


Forse ho esagerato nel momento in cui ho scaraventato degli ananas contro la vetrinetta di swarosky. Lì l’intervento della vigilanza ci stava. Un po’ meno i calci sul coccige, ma andavo bloccato in qualche modo.


Ettore, lei mi nasconde il vero problema che l'assilla. Di cosa si tratta?


Una donna.


Avevo intuito che c’era qualcosa. 


Beato lei, dottore, almeno ha qualche certezza. Io neanche quella di non capire. Sbatto contro gli scogli dell’impossibile. Vorrei sovvertire le leggi naturali. Divenire suono. Abitare a Bilbao. Riflettere al buio. Credo di essere innamorato. L’ho capito da alcuni segnali. Leggo fogli bianchi. Aspetto bip. Insulto etichette. Vendo pellicine. Allaccio espadrillas. Lei è mai stato innamorato, dottore? Ha presente quel senso di assoluta padronanza del nulla, che la porta a disattendere dopo qualche istante ciò che ha giurato prima? 


A dire il vero, no.


Quello. 
Le mie palpebre provano pena per me.

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