lunedì 7 marzo 2011

Progressi Melliflui© (Storia quasi d’amore tra pistacchi e madonne). 1/2


Quel giorno mi innamorai.

Quarto brindisi di non so cosa, e qualcuno lanciava scorze di pistacchi nella candela schiacciata. Calippo, il nostro amico di Vibo, sosteneva che il guscio del pistacchio fosse di legno. Il resto della ciurma lo irrideva. Qualcuno sbriciolava una Diana blu sotto al tavolo di legno del locale del siriano. Non mi fidavo del mediorientale. Una volta l’avevo visto comprare birra al discount. Quei pistacchi saranno stati coltivati in Honduras da droni in pvc, o in Transilvania da ex comunisti con le tute in triacetato, per quanto ne potessi sapere. Dividevo la mia scialba attenzione tra la lezione sugli involucri degli scadenti anacardi ed un’appassionata apologia della cultura rom, a cura di non so quale amico rivoluzionario che oggi ha il coupè. Non me ne fregava nulla, ma offriva lui l’alcool, quella sera, e allora si annuiva con l’educazione ed il prematuro parkinson tipico dei giovani scapigliati del tempo.

Per essere giugno, non faceva poi tanto caldo. Mi ero posizionato davanti alla finestra, al primo piano del locale, e mi ero subito pentito della scelta. Gli schiamazzi confusi di un passante pugliese erano più interessanti delle due discussioni che si dipanavano attorno a quel tavolaccio, tra boccate di catrame e voglia di stuzzicadenti. In quella stanza, pochi mesi prima, l’Esarca aveva ritirato un premio per alcuni racconti. L’aroma di olio baby johnson era ancora nell’aria.
In quell’attimo stavo smentendo un postulato, o forse mi era solo risalita la parmigiana di mamma. Fatto sta che, alle prese con un’inespressività da palma d’oro, lo sguardo si andò a conficcare in un pertugio, una fessura, una lingua di luce tra la faccia di G. e la testa, invero spettinata a schifo, di Minnie.

Lì, mi apparve la Madonna.

Non era certo la prima volta che avevo a che fare con bellezze del tutto fuori portata perun pur eccentrico studente lavoratore . Ma questo viso, carico di luce e di un sorriso che stuprava i sensi, incastonato, scolpito, questo viso non era nulla di già visto. L’ombra compatta proiettata dall’applique di coccio, tangeva la ciocca destra. Il damascato sbiadito sulle pareti incorniciava il perimetro del capo.
L’estasi geometrica fu vanificata, poi, dal repentino movimento a scansarsi qualcosa dalla fronte. Fu allora che mi osservò. Il mio sguardò restò. Il suo, pure. Non mi staccai, aiutato dai 35 gradi di qualcosa che qualcuno mi aveva a più riprese versato nella coppa. Mi stava proprio fissando. Cercai di capire se ci fosse qualcosa di interessante oltre me. Ai lati, no di sicuro, giacchè Maurizio dormiva da molto (probabilmente lo avevamo trovato già lì, così) e Calippo era di spalle, ad allietare le sacche scrotali dei presenti con le formule di prostaferesi. Sopra, nulla. Era proprio me, che guardava.

A quell’età ci sono diverse tattiche da attuare in casi come questi. C’era il Passo Felpato, che consisteva nell’avvicinarsi alla preda scambiandola per un’altra persona, per poi arpionarla con frasi ad effetto sussurrate nell’orecchio. C’era lo Sguardo Trascinato, null’altro che recarsi in altro vano del locale, scrutandola con la coda dell’occhio, fino a quando avrebbe poi irrimediabilmente seguito il cacciator cortese. E c’era La Mossa di Ettore, che consisteva nel rimanere seduto, inefficiente, in attesa che tutti fossero andati via, anche i proprietari del locale, con l’iniziativa completamente a carico della donna, in un crescendo di inutile apatia, standosene completamente privo di verve sulla sedia, come un innocuo stronzo. Colonna sonora a cura di Lou Reed e/o King Crimson.

Stavolta la mossa la fece lei, davvero, trascinando lo sguardo e recandosi al bagno, da sola. Capite: da sola. Senza neanche l’amica scorpioncina81 o Lapaola a tenerle porta del cesso, kleenex e ovaie in mano. Fu lì che ebbi un’idea. Rimasi sulla sedia. Pensai che forse lei avesse davvero bisogno di andare al bagno. Pareva brutto, poi, disturbare. G. aveva capito cosa stava accadendo, ma fino a quel momento non aveva parlato. Mi fece un cenno con la testa, mi diede un calcio allo stinco, mi lanciò un’oliva in fronte. A quel punto mi decisi, e mi alzai. Mi feci spazio, tra le sedie spaiate, per cercare di raggiungere faticosamente il bagno.

Una mano mi fermò. 

(continuò)

13 commenti:

  1. Se proprio dovessi continuare ti consiglio di appoggiarglielo subito sulla mano, a mo' di evitare equivoci sulle finalità della relazione

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  2. Che stupenda atmosfera.
    Un perfetto fermo immagine per lo scoccare dell'amorosa scintilla.
    E' sempre tribolato l'inizio di una storia quando parte dal bagno ma ... alla fin fine ... l'importante è che finisca da qualche altra parte.
    Non fare ritardo.
    Facci sapere.

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  3. ho le mestruazioni
    questa roba mi fa cagare.
    altre cose no, ma questa sì.

    tu non sei così banale
    l'amore non è così banale
    la tua donna di allora e di adesso non merita questa banalità
    e nemmeno tu

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  4. era una mano morta?

    (cmq scusa la maestrità ma è "tenerle")

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  5. @ ciku: ho corretto (grazie maestrità dalla penna rossa!) :)

    @ petrol, gianni: coming soon.

    @ frac: e chi ti dice che?

    .

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  6. Oddio..Mi sono emozionata!!!!
    Forse perchè abbiamo una cosa in comune...L'impossibilità di fare il primo passo e la colonna sonora!! NoNo...Il "problema" è che scrivi benissssimo... Ah...Ma a questo punto mi sa che il tuo amico G. è la mia amica Chiara...

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  7. eddai, sei un "true" pugliese ? Comunque mesi fa, non eri ancora nato, scrissi come fare l'omicidio perfetto con noccioline, anacardi ecc...

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  8. ipotesi 1) la mano ti ha fermato per passarti il cannone che girava da un pezzo

    ipotesi 2) la mano ti ha fermato perché su, stavi andando ancora a masturbarti, ma la vuoi smettere di fare sempre così?!

    ipotesi 3) la tua donna ti ha sgamato di brutto...ma pure tu, no, più discreto!

    ipotesi 4) è la donna di Calippo e dopo vi siete picchiati a sangue. O almeno Calippo credeva fosse così...

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  9. La Mossa di Ettore è strategica.
    La Mossa "oliva in fronte" è da Vernacoliere.
    [aspetto il resto bevendo Prunella Ballor]

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  10. @ VioletPiù: eh si, cose in comune. mi auguro che Chiara non abbia il viso di G., altrimenti pora donna.

    @ Diz: non proprio. andrò a rileggere il post di quando non ero ancora nato :)

    @ Ubic: ipotalamo.

    @ Emma: credevo che l'ultima bottiglia l'avesse il ragionier Filini.

    @ Peppe: no, era l'esclamazione.

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  11. Ahahah!! Oddio,non è questa grande figa (come me d'altro canto...) però dire che assomigli ad un uomo...No,questo no! E penso che nemmeno a questo G. piacerebbe sentirsi dire che assomiglia ad una donna! :)

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