Donne.
Una di voi ha messo al mondo me.

Una di voi mi ha fatto scoprire i piaceri della carne e
quelli delle corna.
Una di voi mi ha sposato.
Una di voi mi corrobora le giornate lavorative con i
riassunti delle puntate di Chi l'ha visto e Cucine da incubo.
Molte di voi lavorano (beh, lavorano), sedute scompostamente
alle loro scrivanie nei 90 mq del nostro ufficio, cercando di accavallare le
gambe senza sgualcire la gonna fiorata Desigual.
Altre entrano spesso nella mia stanza, a chiedermi conto
delle azioni dei loro compagni, spesso ingenui, altre volte chiaramente
desiderosi di tenere il piede in cinque scarpe diverse.
Ma nonostante tutto, a voi non potrei rinunciare.
Siete la parte migliore dell'esistenza.
Con la vostra capacità di capire il maschio e nonostante
tutto continuare a passarvelo tra le dita delle mani con grazia.
Vi amo.
Tranne verso la fine di maggio.
La fine di maggio dura molto più di quanto dica il
calendario. Il tempo si espande, i secondi diventano ore, come quando la radio
passa una canzone di Cremonini e ti auguri finisca il prima possibile, e quella
niente. Resta anche sotto alle gallerie più lunghe.
Le donne, quelle che conosco io, non sono più donne, verso
la fine di maggio. Sono altro.
Alla fine di maggio si moltiplicano i cataloghi.
Si diffondono dicerie sulle proprietà della bava di lumaca.
Il siero di vipera.
Il muco di scorpione.
Lo chatouche, altrimenti noto come “ricrescita dimenticata
lì”.
Le bacche di Gogj.
Dukan, tisanoreica, zumba.
Alcune donne, che hanno tenuto il collo protetto da un
morbido dolce vita fino a Santa Rita, scoprono pian piano gli effetti Serum 7.
La fine di maggio sembra non finire mai.
L'acre odore di Somatoline si espande per le condutture
dell'aria condizionata.
Non riesco a parlare con i fornitori.
C'è il filler da completare.
Le fragranze.
Contorno occhi.
Mesoterapia.
Drenaggio.
Non vedi l'ora che finisca, la fine di maggio.